HANNIBAL

Siete prigionieri di uno psicopatico cannibale: avete solo un’ora per superare i suoi sadici enigmi e fuggire, prima che si serva la cena…

*Il pagamento è alle casse direttamente al locale

Grado di difficoltà: 5 / 5

Minimo 2 partecipanti.

Massimo 8 partecipanti. Minimo 1 over 14.

Sinossi

Avete compreso che qualcosa era andato storto nel momento in cui vi siete
risvegliati incatenati in una cella buia. Non potevate immaginare che quell’invito a cena in
realtà nascondesse l’intento di trasformarvi nelle portate principali del pasto. Adesso però è
chiaro che siete prigionieri di un cannibale senza scrupoli. Tuttavia avete ancora una chance
di sopravvivere: Il vostro aguzzino si è allontanato, ma ben presto sarà di ritorno per
divorarvi e avete poco tempo per svignarvela…. prima che la cena sia servita.

HANNIBAL

INTRODUZIONE

La cucina, quella vera, è qualcosa che deve venire da dentro: una fiamma. Un fuoco inspiegabile che va ben oltre il lavoro o la necessità, è divertimento, passione e arte. E sapete qual è il primo vero segreto di una buona cucina? Gli ingredienti. Io seleziono con cura e attenzione le persone con cui condivido la mia tavola: la vita che conducono, le loro abitudini alimentari, il loro gruppo sanguigno e persino la sapidità del loro sudore. Se avete ricevuto il mio invito a cena è perché avete passato tutti questi test e siete pronti a divenire la portata principale di una delle mie celebri cene luculliane. Ora però mi dovrete perdonare, ma devo lasciarvi frollare nel panico e nella disperazione in questa cella buia, in attesa che le vostre carni siano pronte per il processo di macellazione. Andrete a fare compagnia agli altri cadaveri nella mia ghiacciaia, fino a che non deciderò che voi siete il pezzo di carne ideale da offrire ai miei veri ospiti.

Tavolo Hannibal con sangue
HANNIBAL

BACKGROUND

Parete Escape Room Hannibal
Teschio Hannibal

Il suono ritmico del coltello che colpisce il tagliere di legno è a malapena udibile sotto le note di un pianoforte che intona “Aria Da Capo” di Johann Sebastian Bach.
La lama si muove con sicurezza e precisione, l’uomo che la impugna è concentrato mentre affetta con cura un succulento pezzo di carne scura e magra. Una volta svolto il compito, guarda con aria critica il suo operato e annuisce compiaciuto. Poi sciacqua e ripone con cura le sue lame su una rastrelliera magnetica a ridosso del grande piano lavoro di marmo nero immacolato. L’attenzione dell’uomo viene attratta dal silenzioso vibrare del cellulare che, dalla mensola poco più in alto, lampeggia per attirare il suo sguardo. Dà un’occhiata all’orologio in lucido metallo nero che campeggia al di sopra dell’isola centrale della sua cucina e in un sussurro si chiede: “È già così tardi?” Risponde al telefono sorridendo: “Mathilda cara… Sì. Naturalmente. Va bene per stasera” Dall’altra parte della cornetta, un allegro brusio femminile. “Certo, mi fa piacere se ci raggiungono anche Thomas e Helen… No, no. Non dovete portare nulla, dillo anche a Roger, per favore. Sai bene che ci tengo a selezionare il vino dalla mia cantina, sono molto esigente su questo.”
Altre chiacchiere in replica all’elegante voce dell’uomo che infine conclude: “Spero
vivamente che il controfiletto con patate al cartoccio e riduzione di salsa al pinot nero e miele di castagno possa incontrare i vostri gusti.” Dopo i saluti, con un gesto del dito sullo schermo del cellulare, l’uomo chiude la conversazione, svolge le maniche bianche della sua camicia, si aggiusta il colletto ed esce dalla stanza.

L’uomo scende le strette scale di legno che lo conducono a una cantinetta con il soffitto a botte. Ai suoi lati scaffali a perdita d’occhio pieni di bottiglie di vino. Con molta cura prende e osserva una alla volta alcune di quelle bottiglie, alla fine opta per un Barolo Monfortino Riserva. Dopodiché inizia a risalire le scale. La porta del frigorifero viene aperta e la luce illumina decine e decine di tagli di carne sottovuoto conservati in maniera ordinata. La mano dell’uomo ripone con cura l’ulteriore
busta sottovuoto. Poi osserva l’ora sul suo orologio da polso e chiude repentinamente la porta del frigo. Si sposta in una sorta di corridoio dove si ferma per indossare una giacca imbottita, simile a quelle che si usano per la neve. Digita alcuni numeri su un tastierino numerico e una delle porte del corridoio si apre lasciando filtrare alcuni fumi freddi. Si inoltra da dove provenivano i fumi ed entra nella ghiacciaia. La luce fioca che proviene dal corridoio dapprima illumina quelli che sembrano essere quarti di carne come si potrebbero trovare in macelleria, tuttavia
una volta accesa l’illuminazione interna risulta evidente che non sono animali. Appesi a ganci numerosi corpi umani pendono dal soffitto, i volti ricoperti di ghiaccio e brina irriconoscibili. L’uomo si muove tra i cadaveri e li osserva come se stesse cercando il pezzo giusto. L’ennesimo rumore ovattato, non dissimile da quello del coltello sul tagliere, ma questa volta meno ritmico e più violento. Qualcuno sta battendo sul muro dall’altra parte della ghiacciaia. L’uomo si gira in quella direzione, solleva un sopracciglio e poi si affaccia dall’oblò che separa la ghiacciaia da un altro ambiente. Al di là del vetro osserva il piccolo gruppo di
prigionieri disperati che tentano invano di chiamare aiuto. Scuotendo quasi impercettibilmente il capo, preme il pulsante dell’interfono e dice loro “Vi prego di avere ancora un po’ di pazienza, siamo quasi pronti per la cena”.


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La room Hannibal è adatta per tutti quelli che hanno il fegato di sfidare Hannibal Lecter e la sua passione per le carni.